Succede che un giorno decidi di mettere per iscritto una lista carica di tutte quelle cose che iniziano a mancarti in questo periodo complesso e intricato: “poi vorrei andare al mare”, “poi vorrei prendere il treno e andare all’acquario”, “poi vorrei aprire il mio nuovo negozio”, e ti rendi conto che forse non sei la sola ad avere il desiderio di ritornare ad apprezzare le cose semplici, quelle che ormai avevi dato per scontato. Chiami tua sorella, Sofia, le racconti che forse lì fuori c’è qualcun altro che ha bisogno di leggere e condividere cosa vorrebbe fare o chi vorrebbe essere dopo questo momento di isolamento. L’idea le piace, così coinvolgi anche l’altra tua sorella, Lidia, e anche lei ne è subito entusiasta. Insieme decidete di aprire un account Instagram, per raccogliere non più solo i vostri sogni, ma anche quelli di tutti coloro con la voglia di raccontarli a voce alta. È il 29 marzo ed Elena, Sofia e Lidia Caricasole tutto si aspettano fuorché di raggiungere un fedele pubblico di 230 mila followers in soli venti giorni. Poivorrei diventa in breve tempo il punto di riferimento per utenti che da tutta Italia decidono di dedicare ai loro pensieri un posto speciale, di dare valore e concretezza a tutti i desideri che hanno dovuto rinchiudere temporaneamente nel cassetto, ma che ora possono trovare una nuova energia e una nuova veste per essere riportati alla luce. Nasce così poivorrei, un progetto semplice ma di grande umanità, brillantemente realizzato e sviluppato, che è in grado di unire ogni giorno i pensieri nostalgici di migliaia di persone di tutte le età. Abbiamo intervistato Elena Caricasole, che ci ha raccontato cos’è successo nell’ultimo mese nell’account Instagram poivorrei.
Domanda semplice ma necessaria: com’è nata l’idea di poivorrei? Chi c’è dietro al progetto?
È nato un po’ per caso. Stavo facendo al computer una lista delle cose che mi piacerebbe fare una volta uscita dalla quarantena. Un giorno, di punto in bianco, con la lista davanti, mi sono detta: “Però sarebbe bello se fosse una lista partecipativa”. L’ho proposto a Sofia, mia sorella, social media strategist, spiegandole brevemente cosa avevo in mente, e anche lei si è subito entusiasmata. In breve abbiamo messo insieme l’identità del progetto, il sito web e abbiamo definito il layout dei post. L’aspetto più divertente è stato dover far fronte alle limitazioni di questo periodo: io sono a casa a Verona da un mese senza macchina fotografica, Sofia vive in Svezia e con sé aveva soltanto una di quelle mini-stampanti da usare con lo smartphone, che in realtà stampano degli scontrini, quindi abbiamo dovuto ingegnarci per produrre il primo materiale fotografico. Volevamo fosse tutta “farina del nostro sacco”, senza dover ricorrere a prototipi stock impersonali. Io fortunatamente avevo appena comprato un piccolo proiettore, mi sono detta “Perché non usarlo? Ci provo!” e da lì ho iniziato a proiettare le scritte che si vedono nelle foto.
Siamo partite così, e abbiamo subito notato un riscontro positivo: dopo la prima settimana dal lancio avevamo già raggiunto un migliaio di followers. Il primo punto di svolta è stato quando Sofia mi ha segnalato il messaggio di un ragazzo che diceva “poivorrei andare al concerto di Cesare Cremonini”, un artista che tutte e tre noi sorelle apprezziamo. Abbiamo deciso così di fare la grafica di quel poivorrei e di pubblicarla taggando Cesare. La sera stessa Cremonini ha messo like al post, e la mattina dopo al risveglio mi sono ritrovata con lo smartphone impazzito a causa di un mare di notifiche, perché lui stesso aveva scritto un bellissimo post a riguardo sulla sua pagina, e questo ci ha regalato un’enorme visibilità, permettendoci di raggiungere un pubblico ancora più ampio.
Pensavamo che quello potesse essere il massimo che avremmo potuto raggiungere. Il mio commercialista, anche lui entusiasta del progetto, mi aveva chiesto: “Elena tu che previsioni hai?” e in tutta onestà la mia risposta mi era già sembrata un azzardo: “Al massimo arriveremo a 80mila”. Oggi siamo arrivate quasi senza rendercene conto a 224 mila.
La domanda ora sorge spontanea: che previsioni hai oggi?
[Sorridendo] A questo punto credo arriveremo a 300mila. Mi chiedo però: “La gente si stancherà?”.
Quanti poivorrei vi arrivano al giorno?
Sul sito ne arrivano circa 15 al minuto. Non so dirti quanti siano in totale in un giorno ma posso dirti che dall’inizio del progetto sono arrivati 37 mila form. I primi giorni riuscivamo a selezionarli uno ad uno e inserire i più originali nel sito; dopo il primo boom di messaggi abbiamo escogitato un sistema che indirizzasse le risposte al form in un foglio di calcolo, che avremmo potuto controllare più velocemente. Non abbiamo voluto automatizzare il processo proprio perché c’è il rischio che vengano pubblicati frasi offensive o di cattivo gusto.
Analizzando i messaggi che ricevi, quali sono secondo te i più grandi desideri dietro ai poivorrei delle persone che vi scrivono?
Siamo un popolo di romantici: moltissime persone vorrebbero tornare a vedere il mare o sentire suonare il campanello seguito da un “sono qua sotto”; tanti vorrebbero semplicemente tornare a dormire insieme. Vediamo una moltitudine di piccoli bisogni che si fanno spazio, nessun desiderio esagerato. Tutto ciò riflette la condizione attuale: in questi momenti torniamo ad apprezzare il valore delle piccole cose e dei gesti semplici.