Alla parola “inquinamento” pensate a ciminiere fumanti, strade intasate dallo smog e oceani di plastica? Non avete torto. Esiste però qualcosa di meno tangibile, meno visibile ma onnipresente nelle nostre vite il cui impatto ecologico non è da sottovalutare.
Stiamo parlando di internet.
La comunicazione digitale ci appare leggera sull’ambiente e priva di consumo, mentre ci sentiamo ripetere che la fisicità della carta è uno spreco. Il mondo virtuale sembra sempre preferibile quindi, ma è davvero così?
Il costo ambientale di internet
Tutto ciò che avviene online ha un costo, anche in termini di sostenibilità.
È stimato che il web consumi il 10% dell’elettricità globale. I nostri dispositivi, le reti wireless e i giganteschi data center che supportano internet consumano energia, per produrre la quale viene emessa una certa quantità di gas serra, cioè i principali responsabili del surriscaldamento del pianeta e quindi del cambiamento climatico.
Per comprendere più a fondo l’inquinamento causato da internet è utile ricordare che i consumi del mondo digitale sono da imputarsi soprattutto ad attività legate a:
- Data center : per memorizzare dati informatici sono necessari capienti archivi materiali. Il cloud è meno etereo di quanto pensiamo: si tratta in realtà di un insieme di enormi computer costantemente accesi che si surriscaldano così tanto da avere bisogno di imponenti impianti di raffreddamento per evitare la fusione. Negli USA, per esempio, i data center consumano il 2% di tutta l’energia del paese.
- Siti web : un sito molto lineare e semplice consuma 0,24 g di CO2 per visita; uno composto da video e immagini pesanti ne consuma 10,08 g. Se moltiplichiamo questi dati per 1,83 miliardi, cioè il numero di siti web al mondo oggi, possiamo intuire come il mondo virtuale non sia poi così sostenibile.
- Criptovalute : secondo recenti studi, BitCoin è responsabile per 22 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica all’anno, consumo paragonabile a quello di intere nazioni come la Giordania. È richiesta un’enorme quantità di energia per effettuare la “proof of work”, l’algoritmo alla base delle transazioni blockchain. Un’energia che raramente deriva da fonti rinnovabili, ma piuttosto da combustibili fossili.
- Streaming video : La riproduzione di contenuti video genera 300 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno, e questo equivale all’1% di tutte le emissioni globali. Vi state chiedendo il perché di tanto spreco? Considerate che viene richiesta molta energia sia dal device che riproduce il video sia dai server che distribuiscono i contenuti.
- Shopping online : Compriamo sempre di più pensando sempre meno. Oltre all’ovvio consumo di e-commerce e siti web, dobbiamo ricordare anche il packaging che si fa sensibilmente più robusto (per il 92% dei prodotti spediti è composto di carta e cartone) e le emissioni causate dal delivery costante di merci nelle nostre case. La pandemia ha dato un’ulteriore e importante spinta al mondo della compravendita online e si fa sempre più accentuata la necessità di trovare soluzioni sostenibili per la loro produzione e il recupero.
- Rifiuti elettronici : meno metafisico e più evidente ai nostri occhi è invece il tema dei rifiuti elettronici. Secondo il Global E-waste Monitor delle Nazioni Unite, nel 2019 sono stati prodotti 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, oltre 7 chili per ogni abitante del pianeta. Siamo abituati a sostituire e cambiare i nostri dispositivi a un ritmo sempre più incalzante, ma tendiamo a dimenticare che le tecnomasse tossiche e obsolete prodotte da questo sistema sono molto onerose da riciclare. Per questo vengono raramente smaltite in un’ottica circolare. Ora, sorge spontaneo fare un confronto. Tra contenuti digitali e contenuti analogici, qual è la scelta più green? Nei prossimi paragrafi verrà delineato come una semplice azione quotidiana quale la lettura possa avere esiti molto diversi a livello di sostenibilità in base al supporto scelto.
Digitale
- LEGGIAMO: uno schermo consuma energia, così come la rete e i server utilizzati nell’azione della lettura;
- NON LEGGIAMO: la comunicazione digitale consuma anche quando non viene letta. Infatti la conservazione dei dati e la loro perenne disponibilità è possibile grazie al lavoro di 8 milioni di data center in tutto il mondo;
- LEGGIAMO DI NUOVO: si consuma nuova energia, persa per sempre;
- NON LEGGIAMO PIÙ: server, reti e dispositivi digitali a fine vita pongono numerosi ostacoli al loro riciclo e rappresentano un rischio per l’ambiente.
Carta
- LEGGIAMO: nel momento in cui leggiamo su carta, non avviene alcun dispendio di energia;
- NON LEGGIAMO: non leggiamo e non consumiamo;
- LEGGIAMO DI NUOVO: possiamo leggere lo stesso libro, lo stesso giornale infinite volte, senza emettere altra anidride carbonica;
- NON LEGGIAMO PIÙ: la carta è composta di materie prime di origine naturale e rinnovabili; è biodegradabile, compostabile e riciclabile.
La comunicazione digitale si attesta quindi come lineare. Senza dimenticare che la sua dematerializzazione offre un consumo non percepibile, e di conseguenza più propenso allo spreco. La materialità della carta le consente invece di essere uno strumento circolare e ci aiuta soprattutto a percepirne il consumo, portandoci a un uso più attento e consapevole.
L’economia circolare della carta
La filiera della carta, della stampa, dell’imballaggio e della trasformazione rientra a pieno titolo tra i settori industriali leader nell’economia circolare, rappresentando un contributo alla transizione ecologica e allo sviluppo di modelli industriali ancora più efficienti, sostenibili e tecnologici. Tra il 2020 e il 2021 la forte spinta dell’e-commerce e le preoccupazioni legate all’igiene dei prodotti alimentari confezionati hanno accentuato la necessità di trovare soluzioni sostenibili per produzione e recupero.
L’attenzione a una scelta consapevole corrisponde quindi a un aumento d’uso della carta, che rappresenta un’opzione eticamente ed ecologicamente corretta. Carta e cartone si collocano ai primi posti tra le preferenze dei consumatori, perché in grado di unire sicurezza e sostenibilità.
Anche nell’ambito della comunicazione, il packaging si conferma come elemento primario in grado di definire la percezione della sostenibilità di un prodotto. L’eco-design per il bene ambientale e sociale diventa sempre più importante nei progetti dove la selezione dei materiali svolge un ruolo sempre più decisivo: la carta stessa diventa strumento di comunicazione.
Il digitale può essere sostenibile?
Se invece il mondo virtuale rimane per noi imprescindibile, bastano dei piccoli accorgimenti per farne un uso ben più consapevole.
Per esempio, scegliere servizi di hosting e server funzionanti grazie a energie rinnovabili (cioè non dipendenti da carboni fossili) rappresenta la scelta individuale più efficace e di facile applicazione. Optare per dispositivi meno obsoleti e cambiare i nostri smartphone e laptop meno frequentemente è un’alternativa altrettanto ecologica. Anche il design dei siti web può offrire il proprio contributo alla rivoluzione ambientale: scegliere un design più lineare e rendere ogni pagina web più leggera può portare a consumi sempre minori sfruttando allo stesso tempo un’esperienza veloce e accessibile all’utente. Possiamo quindi concludere che la tangibilità delle tecnologie digitali non sia affatto scomparsa, ma sia solo meno evidente.
Tutto ciò che facciamo emette gas serra e inquina, è vero, ma non ci dobbiamo dare per vinti. Essere consapevoli dell’impatto ecologico delle nostre azioni è il primo passo: il secondo sta nel cercare costantemente ed implementare il più possibile le soluzioni migliori per limitare i danni. Cristina M. Nicole C.